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Le memorie nel vecchio 159


vivono in un palpito continuo di dolorose tenerezze e di convulse suscettibilità.

Il preziosissimo dono di far convergere nel fuoco dell’istante che fugge i raggi del passato e quelli dell’avvenire è virtù congenita, che l’educazione può affinare ma non creare, e che consiste, per dirlo in una parola, nell’antitesi, nel viceversa dell’ipocondria; in una felice armonia di sensibilità squisita e di volontà robusta. Queste nature privilegiate sono lenti acromatiche, sono apparati di accomodamento psichico più perfetti d’ogni strumento ottico; più perfette del nostro occhio, che è pure uno dei grandi miracoli della natura.

Ammessa in tutti quanti, questa capacità di concentrazione mirabile del passato e dell’avvenire: dà risultati molto diversi secondo le diverse età. Nella giovinezza abbiamo poco passato di cui disporre e molto avvenire, nell’età adulta un’equazione quasi esatta dei due elementi; nella vecchiaia invece ricchi tesori di memorie e un povero avvenire.

Ed è in questa differenza appunto, che