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168 Le memorie nel vecchio


di Russia, di un mazzolino di mammole dimenticato da anni in un armadio.

Nessuno dei nostri sensi ricorda i luoghi e i tempi come il più imperfetto dei cinque; e come un odore ci fa riapparire viva e palpitante una scena della nostra vita dimenticata forse da quaranta o cinquant’anni, così tutte le memorie ci appaiono indistinte, nebulose, crepuscolari come profumi, che non hanno forma nè colore. Nessuna cosa rassomiglia più ad una memoria del passato quanto un profumo, che l’ala di vento ci porta di lontano.

E con noi quanti compagni incominciarono lo stesso viaggio e ci abbandonarono lungo il cammino!

Eravamo mille, quando uscimmo alla vita e giunti alla stagione dell’amore non eravamo più che cinquecento. Fanciulli rosei e paffutelli, fanciulli gai e clamorosi e saettanti come rondini, corridori come puledri in festa, caddero qua e là abbattuti dalla difterite, dal tifo, da uno dei tanti nemici del povero bipede planetario.

Rotte le file dal tumulto dell’amore, ci