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tutte quante consumarsi in una sola scintilla, bruciare dello stesso fuoco? E sentirsi pronto da un minuto all’altro a gettar tutta quella forza, tutta la vita ai piedi di una creatura per averne un sorriso, e amar la vita soltanto per poter dire ad una donna: io posso morir per te? E dopo tanto ardore e dopo tanto vulcano sentir sempre nelle viscere, eterno, insaziabile, infinito quel desiderio, che è poi la vita intiera, che è tutto l’amore?

Il fiato di Dio nella creta dell’uomo è l’amore; l’infinito del futuro legato alla creatura d’un giorno è l’amore; la scintilla strappata al cielo da Prometeo è l’amore; o almeno tutto questo è l’amore ch’io sento per te.

E la parola è ancora ben povera cosa per dirti quel che sento, per circondarti di un’atmosfera che per tutto il tempo che vivrai a Madera ti dica sempre in ogni ora del giorno e della notte: William è qui, William è sempre qui con me. La parola è il segno che nel deserto mostra al pellegrino la via; ma la via si conquista sulle ali della fantasia e sul dorso d’un cavallo ardente.

Se è vero che con venti lettere noi possiamo esprimere tutti i nostri pensieri; se è vero che il genio con sette note ci trasporta nei mondi sconfinati dell’armonia; se è vero che la natura colla tavolozza di sette colori basta all’impresa di dipingerci l’universo; è pur sempre vero che al di là del pensiero scritto, al di là dell’armonia del maestro, al di là della tela del quadro vi ha un mondo misterioso che la nostra mente chiama suo e che non fu ancora acquistato dal poeta, dal maestro, dal pittore. È questa la nostra grandezza, che vi sia un mondo dove lo spirito non trova frontiere, dove non lo arresta alcun doganiere; dove la fantasia e il sentimento spaziano senza battere il capo impaziente contro le pareti della forma, contro le inferriate della scienza.

L’uomo sente assai più di quel che possa dire, e tutte le lingue parlate e tutti i pennelli e tutte le armonie degli artisti e tutte le forme strappate dalla mano temeraria del poeta al mondo dell’infinito, non bastano ad esprimere quel che l’uomo può sentire in