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cora e una piramide di bauli, e là, dando le spalle alla prora, salutai l’Europa, dove lasciava tanto tesoro di affetti; salutai il campanile di San Michele, ultimo quadro della terra inglese che stava per lasciare per molti anni.

L’uomo avvezzo a consumar la vita giorno per giorno, ora per ora, minuto per minuto, portato sopra una corrente che mai non posa, si arresta con voluttà crudele in quei rari momenti, nei quali vi è rottura improvvisa del filo che lo ha trascinato lungo l’orbita della vita; si compiace di quell’istante in cui l’arresto brusco delle abitudini più care, il mutar violento di paese, di uomini, di cose, l’abbandona solo a se stesso, in mezzo a un gran vuoto, quasi nascesse una seconda volta.

In quei momenti l’uomo guarda, contempla con gelosia avara tutte le cose che sta per abbandonare; e l’ultimo quadro della scena che scompare rimane eterna fotografia nella sua anima.

Così avveniva anche di me in quella mattina: ed io salutavo con immenso amore il paese delle nebbie e del carbon fossile; dei bei prati verdeggianti e dei branchi innumerevoli di montoni affumicati; delle case grige e piccine e dei turriti camini delle manifatture. Salutava quella terra da cui la musica che per caso vi aveva posto il piede, fuggì per sempre, chiudendosi le orecchie, quasi non volesse udire lo strepito incessante delle macchine e il bisbigliare disarmonico degli uomini. Salutava quella terra dove gli uomini sono rozzi, ma infaticabili e virtuosi; innamorati delle cose difficili e nuove; quella terra dove ogni uomo è un individuo, ogni pensiero una conquista.

Intanto il nano del nostro vaporetto aveva raggiunto il Thames e lo aveva abbordato; e quel gigante smisurato sembrava piegarsi a riceverlo fra le sue braccia. Convenne far passare sul gigante tutti gli ospiti animati di quel nano. Era una scena infernale. Peggio fu poi quando gli amici e i parenti dovettero discendere dal Thames e lasciar soli i loro cari. Quanto strazio nella vita umana! Di quanti dolori può mai impregnarsi quella spugna che chiamiamo cuore!