Pagina:Manuale di economia politica con una introduzione alla scienza sociale.djvu/252

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242 i gusti [§ 12]

derando come merci distinte tutte le combinazioni di merci che l’individuo direttamente usa o consuma. Per esempio, non si terrebbe conto separatamente del caffè, dello zucchero, della tazza, del cucchiaino, e si considererebbe una merce composta di quelle tre che occorrono per prendere una tazza di caffè. Ma si scansa così una difficoltà per cadere in altre maggiori. Da prima, perchè nel costituire quella merce ideale, fermarci al cucchiaino? Ci sarebbe anche da tenere conto del tavolino, della seggiola, del tappeto, della casa dove stanno tutte quelle belle cose, e via di seguito sino all’infinito. Poscia, moltiplichiamo così fuori di misura il numero delle merci; poichè ogni possibile combinazione delle merci reali ci dà una di tali merci ideali.

Giova dunque di due mali scegliere il minore, e limitare la considerazione di quelle merci composte ai casi in cui sono così strettamente dipendenti l’una dall’altra, che riescirebbe assai malagevole di considerarle disgiunte. Negli altri casi val meglio considerarle separatamente, col che si torna al caso precedente. Ma, facendo ciò, non si deve mai dimenticare che l’ofelimità di una di quelle merci dipende non solo dalle quantità di quella merce, bensì anche dalle quantità delle altre colle quali si accompagna per l’uso o il consumo, per cui si fa certamente un errore considerandola come dipendente solo dalla quantità di detta merce. Tale errore può diventare trascurabile ove siano solo concesse piccole variazioni delle quantità delle merci; poichè in tal caso si può approssimativamente ritenere che il consumo della merce considerata avvenga in certe condizioni medie riguardo alle merci accessorie.