Pagina:Manuale di economia politica con una introduzione alla scienza sociale.djvu/356

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346 l’equilibrio economico [§ 54-58]

come cieco e non saprebbe come ordinare la produzione. S’intende, che se lo Stato è padrone di tutti i capitali, ad esso vanno tutti i frutti netti.

55. Per ottenere il massimo di ofelimità lo Stato collettivista dovrà ridurre eguali i diversi frutti netti e determinare i coefficienti di produzione come li determina la libera concorrenza. Inoltre, dopo di avere fatto la distribuzione secondo le norme del primo problema, dovrà permettere una nuova distribuzione che potranno fare fra loro i componenti la collettività, o che potrà compiere lo Stato socialista; ma che, in ogni modo, dovrà aver luogo come se fosse eseguita dalla libera concorrenza.

56. La divergenza tra i fenomeni del tipo (I) e quelli del tipo (III) sta dunque principalmente nella ripartizione delle entrate. Nei fenomeni del tipo (I) quella ripartizione è data da tutte le contingenze storiche ed economiche in cui si svolse la società; nei fenomeni del tipo (III) essa è fissata come conseguenza di certi principii etico-sociali.

57. Inoltre conviene investigare se certe forme della produzione sono più facili in concreto coi fenomeni del tipo (I) o con quelli del tipo (III). Teoricamente, nulla vieta di supporre che colla libera concorrenza si segua, ad esempio, la linea delle trasformazioni complete; ma, praticamente, ciò può essere più difficile colla libera concorrenza che colla produzione collettivista (§ 48).

58. Lo Stato collettivista, meglio della libera concorrenza, pare potere portare il punto di equilibrio sulla linea delle trasformazioni complete. Infatti è difficile che una società privata segua precisamente nelle sue vendite la linea delle trasformazioni complete. Perciò dovrebbe farsi pagare