Pagina:Manuale di economia politica con una introduzione alla scienza sociale.djvu/353

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[§ 48] l’equilibrio economico 343

gomento di molto peso, astrattamente e senza tenere conto delle difficoltà pratiche, in favore della produzione collettivista. Questa, meglio assai della produzione mista di concorrenza e di monopoli che abbiamo al presente, potrebbe fissare prezzi variabili che concedessero di seguire la linea delle trasformazioni complete, e quindi di raggiungere il punto e della fig. 46 (§ 4); mentre ora dobbiamo fermarci al punto c', o peggio al punto c. Il vantaggio che ne avrebbe la società potrebbe essere tanto grande da compensare i danni inevitabili di una produzione di tal genere. Ma sarebbe perciò necessario che la produzione collettivista avesse solo di mira di conseguire il massimo di ofelimità nella produzione, e non già di procacciare utili di monopolio agli operai, o di andare dietro ad ideali umanitari1. L’ottenere il maggiore vantaggio per la società è principalmente, come bene avevano veduto gli antichi economisti, un problema di produzione.

Anche le società cooperative potrebbero portarci sulla linea delle trasformazioni complete; ma ciò non accade perchè esse pure si lasciano sviare da immaginazioni etiche, filantropiche, umanitarie.

Se si considera il fenomeno esclusivamente sotto l’aspetto delle teorie economiche, pessimo è il modo di ordinare l’esercizio privato delle ferrovie gravando le società esercenti, come si è fatto in Italia, di una quota fissa del prodotto lordo (o, se vuolsi, anche del prodotto netto), in favore dello Stato; perchè così, nonchè spingerlo a recarsi nella linea


  1. Tra i socialisti, il sig. G. Sorel ha il merito grande di avere inteso che il problema da risolvere dal collettivismo è principalmente un problema di produzione.