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144 il manzoni a brusuglio.

naturale, eloquente. Nella festa della Pasqua, ossia nella risurrezione primaverile, tutto il mondo si rallegra e sorride, ed i Cristiani si danno il bacio fraterno del perdono, e siedono democraticamente ad una mensa comune; ma perchè tutti mangino, il ricco non deve mangiar troppo; onde il Manzoni ci canta:

Sia frugal del ricco il pasto;
     Ogni mensa abbia i suoi doni;
     E il tesor negato al fasto
     Di superbe imbandigioni
     Scorra amico all’umil tetto;
     Faccia il desco poveretto
     Più ridente oggi apparir.


Nel Nome di Maria notasi non pure lo stento dei pensieri, ma ancora un certo stento di parole, non di rado antiquate1 il Manzoni si ricordò forse troppo delle nostre antiche Laudi spirituali; e questo riuscì certamente l’Inno più cattolico del Manzoni. Ma il puro Cattolicismo non seppe mai inspirar nulla di grande; e se non si sapesse che il Manzoni non ischerzava mai con le cose sacre, si direbbe in alcune strofe ch’egli, anzi che scrivere un inno originale, volesse parodiare certi poeti classicheggianti. È strano infatti il trovare in una sola poesia manzoniana forme come queste: quando cade il die, invita ad onorarte, d’oblianza il copra, se ne parla e plora, d’ogni laudato esser la prima, in onor tanto avémo, vostri antiqui Vati, i verginal trofei, nosco invocate. Conviene invece a tutti i Cristiani,

  1. In Milano si conservano alcune strofe dello stesso componimento, non più felici, che lo stesso Poeta tolse via, nel momento di stamparlo.