Pagina:Manzoni - La rivoluzione francese del 1789 e la rivoluzione italiana del 1859, Milano, 1889.djvu/25

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introduzione 5

cia valeva nel suo ordinamento, e aveva espressi nelle istruzioni date ai suoi rappresentanti negli Stati Generali; e che quella distruzione, fatta senza una tale necessità, e con una manifesta usurpazione di potere, creò invece uno stato di cose, dal quale vennero e dovevano venire, per una conseguenza inevitabile, i due disastrosi effetti indicati da principio.

E qui dobbiamo, prima di tutto, avvertire che, per la distruzione di quel Governo, intendiamo, non il decreto formale con cui fu abolito il nome e l’ultime apparenze della Monarchia dalla Convenzione Nazionale; ma un fatto anteriore di più di tre anni: voglio dire gli atti, con cui nel giugno del 1789 i deputati d’uno de’ tre Ordini che componevano gli Stati Generali adunati a Versailles, col crearsi da sè Assemblea Generale della Nazione, e col mantener sè in quel possesso, contro il divieto solenne del Re, annullarono di fatto il suo Governo, a concorrere alla riforma del quale erano stati chiamati da lui, e mandati da’ loro elettori.

I fatti, sia causali, sia conseguenti, di cui ci siamo serviti per provare un tale assunto, sono tutti ricavati da atti solenni e definitivamente storici. Non abbiamo però tralasciato di scegliere notizie di circostanze relative a quei fatti da degli scritti d’uomini di quel tempo, per lo più attori o testimoni di ciò che riferiscono, e degni di fede, o per nota onestà e nobiltà di carattere, o per non avere, in quei casi, interesse a travisare la verità. A ogni modo, nel servirci di tali aiuti per render più vivo