Pagina:Manzoni - La rivoluzione francese del 1789 e la rivoluzione italiana del 1859, Milano, 1889.djvu/34

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14 a. manzoni

taglia, dove la Francia stessa era stata bensì spesso vittoriosa, ma da dove, alla fine, era dovuta uscir quasi sempre, se mi si passa un’espressione famigliare, ma calzante, col capo rotto, principiando da Carlo Vili fino, che è tutto dire, a Napoleone I. L’esercito condotto in Italia dal suo nipote, come fu il primo che c’entrasse con un fine e generoso e sensato, fu anche il primo che ne sia uscito trionfante e benedetto, e lasciandoci una Nazione amica, per la natura stessa delle cose. E l’altre Potenze, che, quarantacinque anni prima, s’erano trovate d’accordo nel raffazzonare una divisione dell’Italia, che, nella loro sapienza, doveva essere una delle condizioni fondamentali d’uno stabile ordine europeo, ebbero poi ad accorgersi che la distruzione, in questa parte, della loro grand’opera, lungi dal sovvertire un ordine vero, non aveva fatto altro che levar di mezzo una causa di guerre rinascenti, di vantaggi passeggieri e di disinganni costosi per alcune, e di pensieri molesti per l’altre; e si trovarono, senza saperlo, meno lontane da que11’ ideale equilibrio messo in campo così spesso da loro, a diritto e a torto, come la scusa delle loro guerre, e lo scopo de’ loro trattati.

Il Governo e i cittadini degli Stati Uniti d’America non hanno mai creduto di derogare alla loro dignità nazionale, ne di detrarre alla gloria ottenuta nell’acquisto della loro indipendenza, col confessare, anzi col protestare altamente, in ogni occasione, i loro obblighi verso la Francia e verso il