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Pagina:Marinetti - La cucina futurista, 1932.djvu/169

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namente l’insolente e poco fortunoso candore eccessivo.

Si proceda allo smacchiamento con l’aiuto di tutti. Lo sposo rimanga calmo: sarà lui che, uscito un istante, rientrerà con un vassoio, carico di risotto alla milanese con lo zafferano e abbondanti tartufi color peccato, portato in bilico sulla testa. Se questa vivanda, nel rovesciarsi anch’essa, ingiallirà il vestito nuziale come una duna africana, sarà tanto di guadagnato sul tempo mediante uno scorcio di viaggio imprevisto.

Saranno serviti allora dei funghi trifolati, pomposamente elogiati dal solito cacciatore maniaco:

— «li ho raccolti io stesso tutti, tra una pernice e una lepre, nei boschi pistoiesi inzuppati di pioggia. Sono funghi di ogni specie, eccettuata quella velenosa... A meno che la mia miopia mi abbia giuocato un brutto scherzo. Ad ogni modo sono così ben cucinati che vi consiglio di addentarli audacemente. Io non esito, pur temendone alcuni qui dentro assolutamente mortali».

Scoppia naturalmente una gara eroica.

— «Sono tanto buoni» — dice la sposa.

— «Non hai paura, amore?»

— «Li temo meno dei tuoi probabili tradimenti, brutto!»

Allora, certo un po’ presto, si mette a urlare tenendosi la pancia il solito bellimbusto di tutti


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