Pagina:Marinetti - La cucina futurista, 1932.djvu/275

Da Wikisource.

a imporre il proprio sentire, a turare la bocca ai dissidenti, a non temere tumulti e parapiglia, in quella sete del nuovo, in quell’ardore a rompere ogni tradizione, in quella esaltazione della giovinezza, che fu propria del futurismo e che parlò poi ai cuori dei reduci dalle trincee, sdegnati dalle schermaglie dei vecchi partiti e dalla mancanza di energia di cui davano prova verso le violenze e le insidie antinazionali e antistatali».


(«Stampa», 15 maggio 1924).


«La nostra gioventù quando non è dannunziana è marinettiana».


(Roma, 22 agosto 1923).


«Gli uomini e le scuole di avanguardia devono la loro libertà alla rivoluzione futurista. Marinetti rimane il grande inventore. Ciò che c’è di vitale nei tentativi di oggi fu portato ieri da lui. Bisognerebbe proclamarlo violentemente».


(«Crapouillot», 15 aprile 1921).


«Ci si meraviglia che sotto una forma, certo, paradossale, aggressiva e non esente da qualche allegra brutalità, F. T. Marinetti, parlando sulla montagna, abbia fatto sentire dieci anni fa tante verità che si impongono oggi con la forza dell’evidenza».


(«Comoedia» di Parigi, 20 giugno 1923).


[265]