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Pagina:Marinetti - Re Baldoria.djvu/100

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88 re baldoria

melle arso dal mio fuoco, lentamente, cedendo al peso della chioma armoniosa!...

Oh! l’ebbrezza d’affondare il mio desiderio fra le tue labbra, nella tua carne, come fa il nuotatore cotto dal sole, che immerge la sua arsura nei gelidi gorghi di un gran fiume! (Suonando la cetra) Le mie labbra vogliono calmarsi alfine fra le tue con la stessa angoscia soave che provano i convalescenti affondando in un sonno ristoratore!...

Oh! siano benedetti gli astri, miei custodi e mie guide! Siano mille volte benedetti per avermi condotto nella penombra fresca che versano le tue ciglia!»

Mazzapicchio, Balena e Pappone si scostano dagli altri e si avvicinano al Castello, intorno al quale si aggira Famone.

Guardate, Citrulli miei! La Bella mi sorride! « O mio divina fanciulla! carezza vivente! Io lasciai nella battaglia il mio ventre!... Ridammelo tu, che puoi tutto!... Signora che puoi ogni bene, sappi che combattendo per te io persi il braccio sinistro, e la testa, e tutt’e due le gambe! Oh! non puoi tu raccogliere sui declivî della montagna i brandelli del mio corpo, per restituirmeli?... Vuoi, vuoi, mia dolce amica?...» Ecco! Un gran silenzio! Poi, ad un tratto, il mio cranio piomba giù dall’alto del firmamento, rimbalzando sonoro sulle pietre come un vaso d’argento!... Le mie gambe! Il mio ventre! Tutte le membra del mio corpo mi ritornano a volo... ed io sono ricomposto, miracolosamente ritto, lagrimante per gratitudine fra le braccia della mia Signora! — «Non piangere! ella mi dice. Canta, piuttosto!».