Pagina:Marinetti - Re Baldoria.djvu/202

Da Wikisource.
190 re baldoria

SANTA PUTREDINE

Si avanza, strisciando silenziosamente nel refettorio tenebroso. Le sue vaste pupille di smeraldo bruciante e liquido spandono intorno un luminoso pulviscolo verdastro di grotta incantata. Ella passa lungo la tavola, lasciando ondeggiare dietro di sé le sue braccia di fumo, come morbide sciarpe, e con esse accarezzando i convitati oscenamente sdraiati tutt’intorno. La fronte d’ognuno rimane segnata d’una piccola croce bianca. Santa Putredine si ferma davanti a Famone, divenuto monumentale, mostruosamente appoggiato coi gomiti alla tavola, spalancata la bocca in un vano sforzo di vomito. Indi si china a guardare nella gola di lui e parla a Re Baldoria, da lui mangiato.

Consolati, Re Baldoria! intestino illustre, per molto tempo venerato dai Citrulli! Budello sacro! Stomaco regale e delicato!... Consolati, poiché il mio alito infocato e soffocante darà vita tra breve a tutta una covata di re, viziosi e carnivori come tu fosti! Questa è la legge superna!... Disfarsi in una morte illusoria, per ricomporsi e rinascere identici!... È la legge di decomposizione che governa i mondi!...

ALKAMAH

strisciando davanti alla porta della cucina.

Ella numera i cadaveri, con le sue lunghe dita di gesso... Li numera come tante balle aspettanti sulle banchine d’un porto, prima di ammucchiarli nella fetente stiva della sua galea pronta a salpare verso il Nulla!