Pagina:Marinetti - Re Baldoria.djvu/207

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195 atto quarto

cale di elisir che io bevo!... Un diluvio!... Prendi!... Goditi anche questo!...

Vuota con tre sorsate un gran boccale. Immediatamente flussi e riflussi di violente nausee squassano il suo ventre e il suo stomaco, che in uno scatto subitaneo vomita Re Baldoria. S’ode un formidabile scricchiolio di mascelle e un lungo singhiozzo di fogna.

RE BALDORIA

emerge a sbalzi, tutto imbrattato di vino come Bacco, fra le labbra lacerate di Famone, la cui dentiera enorme gli sta incastrata sul capo a guisa di corona sanguinolenta.

Auff!... Finalmente respiro!... Grazie, amico!... La tua ultima bevuta m’ha rinfrancato, proprio mentre stavo per svenire!... Se tu non m’avessi usato una sì squisita cortesia, non avrei certo potuto arrampicarmi fino alla tua gola!... Fa troppo caldo, laggiù nella tua sala da pranzo!... Le pareti, sono troppo imbottite...

Facendo forza con le braccia sul mento e sul naso del suo divoratore, il Re riesce alfine ad estrarre dalla grande bocca i propri fianchi e le proprie gambe biasciate, e si siede sulla tavola. Poi si volge per frugare con lo sguardo nelle profondità oscure del refettorio, mentre il suo piede destro si trastulla con la lingua pendente di Famone.

E dov’è la bella dama verde che m’ha parlato poc’anzi con tanta grazia, affacciandosi tra i denti di Famone, come all’orlo d’un pozzo?... Se n’è dunque andata a passi felpati, come una suora infermiera che tema di svegliare i suoi malati?... Ahi!... (Palpa la dentiera sanguinolenta che gli sta incastrata sulla testa) Mi scortica, questa co-