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248 re baldoria


FRA TRIPPA.

Cielo!... Cielo!... È Famone!... Sono gli Affamati!.. (Si nasconde sotto la tavola, tutto tremante. Poi, ad Anguilla che lo ha imitato e che gli è accanto) Che fare!... Ci rimangeranno, costoro!... Dovremmo svignarcela in cucina!

ANGUILLA.

È troppo tardi!... Senti?... La finestra cede!... Maledetti Vassalli!... Avevo tanto raccomandato loro di pugnalare con cura, in pieno stomaco, tutti i Citrulli!... Oh! Capisco... E semplicissimo!... Il bagno freddo li ha svegliati tutti, liberandoli dall’ubbriachezza!

La finestra viene fracassata e frantumata violentemente, con un fragore formidabile di cateratta e di valanga.

FAMONE

apparisce nella grande cornice della finestra, in un torrente di luce abbagliante. Con uno sforzo delle braccia, innalza sul parapetto il proprio corpo enorme, nudo, verdastro e spettrale sotto la chioma fluente e fangosa che nasconde quasi interamente la sua faccia cadaverica, e ad un tratto, spalanca la bocca sdentata e squarciata, la cui profondità cavernosa sembra esagerarsi orrendamente da un istante all’altro.

Rimangiamo Re Baldoria!... Rimangiamo Fra Trippa!... Restituitemi i miei denti!... Maledetti