Pagina:Marinetti - Scatole d'amore in conserva, 1927.djvu/53

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— O buona suora — rispose il mercante — questo porcellino ha il ventre grasso e roseo come le gote gonfie degli angioli che suonano la tromba in paradiso. Posso venderlo al mercato per tre scudi, ma preferisco darvelo a miglior prezzo per guadagnarmi le vostre benedizioni!

— Quanto vuoi?

— Voglio le vostre preghiere, buona sorella, e un piccolo piacere che mi accorderete senza dubbio... Sollevate, vi prego, la vostra veste, perche io possa vedere il colore celestiale delle vostre calze.

— Perchè no? — disse suor Bernardina, mentre contemplava i dorsi grassi dei porci che forzavano i battenti della griglia semichiusa. Poi, curvandosi, sollevò l’orlo della veste di lana bianca e mostrò un piedino.

Il mercante, inginocchiato, sfiorò con le dita graziosamente la caviglia, e mormorò:

— Buona suora, vi dò un altro porco, se sollevate la vostra veste fino al polpaccio.

Suor Bernardina, che rimaneva chinata per trattenere con le due mani la sua veste sulla caviglia, si sentì sulle gote un fiato bruciante, ma non se ne curò, tutta intenta a contemplare i porci, che guazzavano nel letamaio.

Il mercante, risucchiando i suoi sospiri le palpava il polpaccio.

— Lasciate, buona suora, che vi tocchi il ginocchio... Sì, sì, questo dolce ginocchio, tondo, tepido... Avrete due altri porci... e anche tre...

Suor Bernardina sceglieva e valutava con gli occhi i cinque porci più grassi


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