Pagina:Marinetti - Teatro.djvu/18

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con la ghiottoneria degli elefanti. Appena io mi accostavo, essi tacevano, o, col naso in aria, fingevano di sorvegliare il volo delle gru. Altri si affaccendavano a scambiare cristalli, sbarre d’ottone, specchi, e che so io... Gli schiavi preparavano fucili a trappola, con galline attaccate alla canna. Volli avvicinarmi a te, ma il feticciere Goko mi tratteneva, insistendo perché ti tagliassi tre ciuffi di capelli e due unghie! Esigeva tutto ciò (in custodia) per proteggere il tuo viaggio. Io ho ingiuriato quell’impostore. Tu, invece, ti sei prestato alle sue stregonerie. Soffrivo nel vederti attento mentre egli offriva delle banane agli spiriti, svegliandoli con il fragore dei vasi di rame. Tutta quell’agitazione era preparata da Nicassa per mascherare il tradimento. Io ti ho avvertito. Ma tu non mi ascolti mai.

Kabango

No! No! Ti ascolto.

Bagamoio

Tutti parlavano della bellezza incantevole di Mabima. I capi dei duar e i marabutti sussurravano cose infami su di lei.

Kabango

Spiegami. Parla. Che cosa dicevano?

Bagamoio.

Dicevano che ti aveva ormai conquistato, anima, cervello, muscoli, nella fitta rete dei suoi fascini, e che eri ormai stregato da lei e perduto per il Sinrun.

Kabango

E tu hai potuto credere?


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