Pagina:Marino, Giambattista – Adone, Vol. I, 1975 – BEIC 1869702.djvu/100

Da Wikisource.
98 la fortuna


167.— Signor, tu vedi il Sol, ch’aventa i rai
di mezo l’arco onde saetta il giorno:
però qui riposar meco potrai
tanto che ’l novo dì faccia ritorno.
Ben da sincero cor (prometto) avrai
in albergo villan lieto soggiorno;
avrai con parca mensa e rozo letto
accoglienze cortesi, e puro affetto.

168.Tosto che sussurrar tra ’l mirto e ’l faggio
io sentirò l’auretta mattutina,
teco risorgerò, per far passaggio
a la casa d’Amor, ch’è qui vicina.
Tu poi quindi prendendo altro vïaggio,
potrai forse saldar l’alta ruina,
conosciuto che sii l’unico e vero
successor de la reggia, e de l’impero. —

169.Ben che non tema il folgorar del Sole
tra fatiche e disagi Adon nutrito,
di quell’Oste gentil non però vole
sprezzar l’offerta, o ricusar l’invito.
Risposto al grato dir grate parole,
quivi di dimorar prende partito;
e ringrazia il destin, che lasso e rotto
a sì cara magion l’abbia condotto.

170.Sceso intanto nel mar Febo a corcarsi
lasciò le piagge scolorite e meste,
e pascendo i destrier fumanti ed arsi
nel presepe del Ciel biada celeste,
di sudore e di foco umidi e sparsi
nel vicino Ocean lavàr le teste:
e l’un e l’altro Sol stanco si giacque,
Adon tra’ fiori, Apollo in grembo a l’acque.