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canto secondo 107


19.Da le vene del Gange il fabro scelse
il più pregiato e lucido metallo,
e da le rupi de l’Arabia svelse
il diamante purissimo e ’l cristallo,
onde compose le colonne eccelse
con ben dritta misura ed intervallo,
che su dïaspro rilucente e saldo
ferman le basi, e i capi han di smeraldo.

20.Tra colonna e colonna al peso altero
sommessi i busti smisurati e grossi,
servon d’appoggio al grave magistero
in forma di Giganti alti colossi.
Son fabricati d’un berillo intero,
e d’ardente piropo han gli occhi rossi.
Ciascun regge un feston distinto e misto
di zaffir, di topazio, e d’ametisto.

21.Splende intagliata di fabril lavoro
la maggior porta del mirabil tetto.
Sovra gangheri d’or spigoli d’oro
volge, e serragli ha d’or limpido e schietto.
È sostegno, e non fregio al gran tesoro
del ricco ingresso il calcidonio eletto.
Soggiace al piè, quasi sprezzato sasso,
ne la lubrica soglia il fin balasso.

22.Quel di mezo è d’argento, e mille in esso
illustri forme industre mano incise,
e di lor col rilievo e col commesso
gli atti e i volti distinse in varie guise.
Vero il finto dirà, vero ed espresso
uom che v’abbia le luci intente e fise.
L’opra, ch’opra è de l’Arte, e quasi spira,
com’opra di sua man Natura ammira.