Pagina:Marino, Giambattista – Adone, Vol. I, 1975 – BEIC 1869702.djvu/121

Da Wikisource.

canto secondo 119


67.Dipinge un bel seren l’aria ridente
di vermiglie fiammelle e d’aurei lampi,
e qual Sol che calando in Occidente
di rosati splendori intorno avampi,
segnando il tratto del sentier lucente
indora e inostra i suoi cerulei campi,
mentre condotta da la saggia guida
la superbia del Ciel discende in Ida.

68.Stassene in Ida a le fresch’ombre estive
Paride assiso a pasturar le gregge,
là dove intorno in mille scorze vive
il bel nome d’Enon scritto si legge.
Misera Enon, se de le belle Dive
giudice eletto, ei la più bella elegge,
di te che fia, c’hai da restar senz’alma?
Ahi che perdita tua fia l’altrui palma!

69.Voglion costor la tua delizia cara,
lassa, rapirti, e ’l tuo tesor di braccio.
Vanne dunque infelice, e pria ch’avara
Fortuna un tanto ardor converta in ghiaccio,
quanto gioir sapesti, or tanto impara
a dolerti di lui, che scioglie il laccio:
e mentre puoi, dentro il suo grembo accolta,
bacia Paride tuo l’ultima volta.

70.A piè d’un antro nel più denso e chiuso
siede il Pastor, de la solinga valle.
La mitra ha in fronte, e (qual de’ Frigi è l’uso)
barbaro drappo annoda in su le spalle.
Lungo il chiaro Scamandro erra diffuso
l’armento fuor de le sbarrate stalle;
e ’l verde prato gli nutrisce e serba
di rugiada conditi i fiori e l’erba.