167.Ah così ben distribuisci i premi
preso a vil ésca di fallaci inganni?
Così mi paghi i glorïosi semi
ch’io t’infusi nel cor fin da’ prim’anni?
Che la lascivia essalti, e ’l valor premi,
e ’l Vizio abbracci, e la Virtù condanni?
E per sozza mercé di molli vezzi
Onor rifiuti, e Castità disprezzi?
168.Ma per cotesta tua data in mal punto
sentenza detestabile e proterva,
non vien già la mia stima a mancar punto,
ch’io per tutto sarò sempre Minerva.
Se perdo il pomo, in un medesmo punto
il merto e la ragion mi si conserva,
a te ’l danno col biasmo: e fia ben pronta
l’occasïon di vendicar quest’onta.
169.Sarà questo tuo pomo empio e nefando
seminario di guerre e di ruine.
Che farai? che dirai, misero, quando
cotante ti vedrai stragi vicine?
Pentito alfin piangendo e sospirando,
t’accorgerai con tardo senno alfine
quant’erra quei che dietro a scorte infide,
la ragion repulsando, al senso arride.»
170.Al parlar de la coppia altera e vaga
l’infelice Pastor trema qual foglia,
e de l’audacia sua pentito, paga
il passato piacer con doppia doglia,
la qual ne’ suoi sospir par che presaga
strani infortunii annunzïar gli voglia.
Ma partite le due, Venere bella
söavissimamente gli favella.