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170 l’innamoramento


71.così la Dea d’Amor, poi che soletta
giunge a mirar l’angelica sembianza,
eh’a le gioie amorose il bosco alletta,
e del suo Ciel le meraviglie avanza,
resta immobile e fredda, e ’n su l’erbetta,
di stupor sovrafatta, e di speranza,
siede tremante, e ’l bel che l’innamora
stupida ammira, e reverente adora.

72.In atto sì gentil prende riposo
che tutto leggiadria spira e dolcezza;
e ’l Sonno istesso in sì begli occhi ascoso
abbandonar non sa tanta bellezza.
Anzi par che di lor fatto geloso
di starsi ivi a diletto abbia vaghezza;
e con nido sì bel non le dispiaccia
cangiar di Pasithea l’amate braccia.

73.Placido figlio de la Notte bruna
il Sonno ardea d’Amor per Pasithea;
e perché questa de le Grazie er’una,
l’ottenne in sposa alfin da Citherea.
Or mentre che di lor sen gia ciascuna
l’erbe scegliendo per lavar la Dea,
scherzando intorno ignudo Spirto alato
partir non si sapea dal vicin prato.

74.Vanno ove Flora i suoi tapeti stende
le Grazie a còr qual più bel fior germoglia.
Qual da la spina sua rapisce e prende
la rosa, e qual del giglio il gambo spoglia.
Quella al balsamo Ebreo la scorza fende,
questa a l’Indica canna il crin disfoglia.
Altra, ove suol vibrar lingue di foco,
ricerca di Cilicia il biondo Croco.