Pagina:Marino, Giambattista – Adone, Vol. I, 1975 – BEIC 1869702.djvu/173

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canto terzo 171


75.Or il tranquillo Dio, mentre che move
invisibil tra lor l’ali sue chete,
posar veggendo il bell’Adon là dove
tesson notte di fronde ombre secrete,
per piacer a la figlia alma di Giove,
gli pone agli occhi il ramoscel di Lethe;
tal che ben pote, oppresso in quella guisa,
star quanto vuole a contemplarlo assisa.

76.Tanta in lei gioia dal bel viso fiocca,
e tal da’ chiusi lumi incendio appiglia,
che tutta sovra lui pende, e trabocca
di desir, di piacer, di meraviglia.
E mentre or de la guancia, or de la bocca
rimira pur la porpora vermiglia,
sospirando un Oimè! svelle dal petto,
che non è di dolor, ma di diletto.

77.Qual industre Pittor, che ’ntento e fiso
in bel ritratto ad emular Natura,
tutto il fior, tutto il bel d’un vago viso
celatamente investigando fura:
del dolce sguardo e del soave riso
pria l’ombra ignuda entro ’l pensier figura,
poi con la man discepola de l’Arte
di leggiadri color la veste in carte:

78.tal ella quasi con pennel furtivo
l’aria involando de l’oggetto amato,
beve con occhio cupido e lascivo
le bellezze del volto innamorato;
indi de l’Idol suo verace e vivo
forma l’essempio con lo strale aurato,
e con lo stral medesimo d’Amore
se l’inchioda e confige in mezo al core.