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186 l’innamoramento


135.Tenea (com’io dicea) le membra belle
appannate d’un vel candido e netto,
e quai d’Adria veggiam Donne e Donzelle,
infin sotto le poppe ignudo il petto.
Fe’ vista allor tra ’l seno e le mammelle
voler groppo annodar non ben ristretto,
e più leggiadra e più secreta parte
fingendo di coprir, scoverse ad arte.

136.Mentre languia l’innamorata Dea,
Adon con fise ciglia in lei rivolto
tutto rapito a contemplar godea
le meraviglie del celeste volto,
e quivi in vista attonito scorgea
il bel del bello in breve spazio accolto.
Fra i detti intanto e fra gli sguardi Amore
gli entrò per gli occhi e per l’orecchie al core.

137.Ne l’udir, nel mirar s’accese ed arse
di non sentite ancor fiamme novelle,
e del foco del cor l’incendio sparse
su per le guance dilicate e belle.
Inchinò a terra onestamente scarse
vergognosetto le ridenti stelle,
poi verso lei con un sospir le volse,
alfin lo spirto in queste voci sciolse:

138.— O Dea cortese, o s’altro è pur fra noi
titol, ch’a maestà tanta convegna,
qual può mai cosa offrir vil servo a voi,
la cui pietà di cotal grazia il degna?
Lo scettro no, poi che ne’ regni suoi
povero diredato or più non regna.
La vita no, ché da voi Dei fatali
il vivere e ’l morir pende a’ mortali.