Pagina:Marino, Giambattista – Adone, Vol. I, 1975 – BEIC 1869702.djvu/245

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canto quarto 243


171.Già più volte predetto il ver ti fue,
né frenar ben sapesti un van desire!
Ma quelle egregie Consigliere tue
la pena pagheran del lor fallire.
Giusto flagel riserbo ad ambedue,
te sol con la mia fuga io vo’ punire.
Rimanti, a Dio; da te cercato invano
e col corpo, e col cor già m’allontano».

172.Tanto le dissi; ed ella, a cui più dolse
che la caduta sua, la mia salita,
poi che gran tratto d’aria alfin le tolse
l’amata imago, in apparir sparita,
per lung’ora di là sorger non volse,
dove attonita giacque e tramortita.
Poi la fronte levando afflitta e bassa,
tra sospiro e sospir ruppe un Ahi lassa!

173.«Lassa» dicea «tu m’abbandoni, e vai
da me lontano e fuggitivo Amore.
Ruggisti, Amor. Che più mi resta omai,
se non sol di me stessa odio ed orrore?
Ben da la vista mia fuggir potrai,
ma non già dal pensier, non già dal core.
Se ’l Ciel dagli occhi miei pur ti dilegua,
fia che col core e col pensier ti segua.

174.Sì per poco ti sdegni? e tocco a pena
da picciola scintilla t’addolori?
Ouest’alma or che farà d’incendio piena?
Che farà questo cor fra tanti ardori?»
Così doleasi, e copïosa vena
versando intanto d’angosciosi umori,
sommersi da le lagrime cadenti
in bocca le morir gli ultimi accenti.