Vai al contenuto

Pagina:Marino, Giambattista – Adone, Vol. I, 1975 – BEIC 1869702.djvu/333

Da Wikisource.


43.Parte in gioco piú strano e piú diverso
dispensano del di l’ore serene.
Nel molle grembo il capo in giú converso
vaga Donzella d’un Garzon si tiene.
Ciascun altro la man, ch’egli a traverso
dopo ’I tergo rivolge, a batter viene;
né solleva ei giá mai la testa china,
se chi battuto l’ha non indovina.

44.Odesi di lontan scoppio di riso,
quando per legge di colui che regna,
di bella Xinfa perditrice il viso,
che ’n foco avampa, col carbon si segna.
Altri piú dolci, e con piú saggio aviso
trar dal trionfo suo spoglie s’ingegna,
che con un bacio in bocca o su la gota
vuol che ’l perduto pegno ella riscota.

43.Chi con le carte effigiate in mano
prova quanto Fortuna in terra possa.
Chi le corna agitate in picciol piano
fa ribalzar de le volubil ossa.
Chi con maglio leggier manda lontano
l’eburnea palla ad otturar la fossa.
Chi poi che dal cannel le sorti ha tratte,
su ’l tavolier le tavole ribatte.

46.Yan le Vergini belle a schiera sparte
scalze il piè, scinte il seno, e sciolte il crine.
Roza incoltura in lor, beltá senz’arte
fa de l’anime altrui maggior rapine.
Parte per l’erba va scherzando, e parte
tra le linfe argentate e cristalline.
Parte coglie viole ed amaranti
per farne dono ai fortunati amanti.