Pagina:Marino, Giambattista – Adone, Vol. I, 1975 – BEIC 1869702.djvu/359

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147.Con l’inteme del cor viscere aperte
ogni germe villan fatto civile,
gli fa devoto affettuose offerte
di quanto ha di pregiato e di gentile.
Dovunque il volto gira o il piè converte
presto si trova a corteggiarlo Aprile.
Aranci, e cedri, e mirti, e gelsomini
spiran nobili odori e peregrini.

148.Qui di nobil Pavon superba imago
il crespo bosso in ampio testo ordiva,
che nel giro del lembo altero e vago
ordin di fiori in vece d’occhi apriva.
Quivi il lentisco di terribil Drago
l’effigie ritraea verace e viva,
e l’aura sibilando intorno al mirto
formava il fischio, e gl’infondea Io spirto.

149.Colá l’edra ramosa intesta ad arte
capace tazza al naturai fíngea,
dove il licor de le rugiade sparte
ufficio ancor di nèttare facea.
Con verdi vele altrove e verdi sarte
fabricava il limon nave o galea,
su la cui poppa i vaghi augei cantanti
l’essercizio adempían de’ naviganti.

150.La Gioia lieta e la Delizia ricca,
l’accarezza colei, costei l’accoglie.
La Diligenza i fior dal prato spicca,
l’Industria i piú leggiadri in grembo toglie;
e la Fragranzia i semplici lambicca,
e la Soavitá sparge le foglie;
l’Idolatria tien l’incensiero in mano,
la Superbia n’essala un fumo vano.