Pagina:Marino, Giambattista – Adone, Vol. I, 1975 – BEIC 1869702.djvu/380

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7.Ma vie piú ch’alcun altro, Adone è quello
che ne fa chiara prova, espressa fede.
Eccolo lá, che verso il terzo ostello
con la madre d’Amor rivolge il piede.
E ’l Portinaio ad ospite sí bello
aperto il passo e libero concede;
e per via angusta e flessuosa e torta
d’un in altro piacer fassi sua scorta

8.Stava costui con pettine sonoro
sollecitando armonico stromento.
Un Cinghiale in disparte, un Cervo, un Toro
teneano a quel sonar l’orecchio intento.
Ma deposta la lira, al venir loro
te’ su ’l cardin croccar l’uscio d’argento.
D’argento è l’uscio, e certe conche ha vote,
che s’odon tintinnir quando si scote.

9.— De la bella armonia — di Mirra al figlio
disse il figlio di Maia — è questi il Duce;
anch’ei de la tua Dea servo e famiglio
al piacer de l’udire altrui conduce.
Né fatto è senza provido consiglio,
ch’alberghi con Amor chi Amor produce,
poi che non è degli amorosi metri
cosa in Amor, che maggior grazia impetri.

10.Chi d’eburnea testudine eloquente
batter leggiadra man fila minute,
sposando al dolce suon soavemente
musica melodia di voci argute
sente talor, né penetrar si sente
di que’ numeri al cor l’alta virtute,
spirto ha ben dissonante, anima sorda,
che dal concento universal discorda.