Pagina:Marino, Giambattista – Adone, Vol. I, 1975 – BEIC 1869702.djvu/381

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11.Fe’ quel senso Natura, acciò che sia
di tal dolcezza al ministerio presto;
e ben ch’entrar per la medesma via
soglia ciascun ne l’uomo abito onesto,
poscia ch’ogni arte e disciplina mia
non ha varco ne l’alma altro che questo,
una è sol la cagion, vario l’effetto:
l’uno ha riguardo al prò, l’altro al diletto.

12.Perché sempre la voce in alto monta,
però l’orecchia in alto anco fu messa,
e d’ambo i lati, emula quasi, affronta
degli occhi il sito in una linea istessa.
Né men certo è de l’occhio accorta e pronta,
né minor che ne l’occhio ha studio in essa:
in cui tanti son posti, e ben distinti
aquedotti, e recessi, e labirinti.

13.Picciole sí, se pareggiarsi a quelle
denno d’altro animai vile e vulgare,
ma piú formarsi ed eccellenti e belle
giá non potean, né piú perfette e rare.
Sempre aperta han l’entrata, e son gemelle
per la necessitá del loro affare.
Proprio moto non hanno, e fatte sono
d’un’asciutta sostanza, acconcia al suono.

14.11 suono oggetto è de l’Udito, e mosso
per lo mezo de l’aere al senso viene.
Da l’esterno fragor rotto e percosso
l’aere del suon la qualitá ritiene;
da cui l’aere vicin spinto e commosso,
come in acqua talor mobile aviene,
porta ondeggiando d’una in altra sfera
a l’uscio interior l’aura leggera.