Pagina:Marino, Giambattista – Adone, Vol. I, 1975 – BEIC 1869702.djvu/382

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15.Scorre lá dov’è poi tesa a quest’uso
di sonora membrana arida tela;
quivi si frange e purga, e quivi chiuso
agitando se stesso, entro si cela,
e tra quelle torture erra confuso
fin ch’ai senso commun quindi trapela,
de la cui region passando al centro,
il caratter del suon vi stampa dentro.

16.Concorrono a ciò far d’osso minuto
ed incude, e triangolo, e martello,
e tutti son nel timpano battuto
articolati ed implicati a quello;
ed a quest’opra lor serve d’aiuto
non so s’io deggia dir corda o capello,
sottil cosí che si distingue a pena
se sia filo o sia nervo, arteria o vena.

17.Vedi quanto impiegò l’Amor superno
in un fragil composto ingegno ed arte
sol per poter del suo diletto eterno
aimen quaggiú communicargii parte!
Ha sotto umane forme alma d’inferno
chi sprezza ingrato il ben, ch’ei gli comparte.
E qui fine al suo dir facondo e saggio
pose degli alti Numi il gran messaggio.

18.Aprir sentissi Adone il cor nel petto,
e gli spirti brillar d’alta allegria,
quando di tanti augei, ch’avean ricetto
in quell’albergo, udí la sinfonia.
Qual vagabondo e libero a diletto
per le siepi e su gli arbori salia.
Qual, perché troppo alzar non si potea,
intorno a Tacque e sovra i fior pascea.