Pagina:Marino, Giambattista – Adone, Vol. I, 1975 – BEIC 1869702.djvu/390

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47.Quasi sdegnando il Sonatore arguto
de l’emulazion gli alti contrasti,
e che seco animai tanto minuto
non che concorra, al paragon sovrasti,
comincia a ricercar sovra il liuto
del piú diffidi tuon gli ultimi tasti;
e la linguetta garrula e faconda,
ostinata a cantar, sempre il seconda.

48.Arrossisce il maestro, e scorno prende,
che vinto abbia a restar da sí vii cosa.
Volge le chiavi, i nervi tira, e scende
con passata maggior fino a la rosa.
Lo Sfidator non cessa, anzi gli rende
ogni replica sua piú vigorosa;
e secondo che l’altro o cala, o cresce,
labirinti di voce implica e mesce.

49.Quei di stupore allor divenne un ghiaccio,
e disse irato: — Io t’ho sofferto un pezzo!
O che tu non farai questa ch’io faccio
o ch’io vinto ti cedo, e ’l legno spezzo.
Recossi poscia il cavo arnese in braccio,
e come in esso a far gran prove avezzo,
con crome in fuga e sincope a traverso
pose ogni studio a variare il verso.

50.Senz’alcuno intervallo e piglia e lassa
la radice del manico e la cima,
e come il trae la fantasia, s’abbassa,
poi risorge in un punto, e si sublima.
Talor trillando al canto acuto passa,
e col dito maggior tocca la prima.
Talora ancor con gravitá profonda
fin de l’ottava in su ’l bordon s’affonda.