Pagina:Marino, Giambattista – Adone, Vol. I, 1975 – BEIC 1869702.djvu/393

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59.Ed osservando de’ martelli i suoni
librati in su l’ancudini percosse,
le cui battute a tempo a tempo, e i tuoni
facean parer ch’un bel concerto fosse,
le regole non note, e le ragioni
de le misure a specolar si mosse,
e con stupor del padre e de’ ministri
gl’intervalli trovò de’ bei registri.

60.De la prim’opra il semplice lavoro
fu roza alquanto e maltemprata cetra,
e da compor quell’organo sonoro
la materia gli diè l’aurea faretra.
Per fabricarne le chiavette d’oro
ruppe lo strai, che rompe anco la pietra.
L’arco proprio adoprò d’archetto in vece,
e de la corda sua le corde fece.

61.Apollo il dotto Dio, meglio dispose
l’ordine poi de’ tasti e de’ concenti;
ed io, che vago son di nove cose,
novi studi mostrai quindi a le genti,
e ’n piú forme leggiadre e dilettose
d’inventar m’ingegnai vari stranienti,
onde certa e perfetta alfin ne nacque
la bella facoltá che tanto piacque.

62.Piace a ciascun, ma piú ch’agli altri piace
agl’inquieti e travagliati amanti,
né trova altro refugio, ed altra pace
un tormentato cor, che suoni e canti.
Egli è ben ver, che ’l suono è sí efficace
che provoca talor sospiri e pianti:
e i duo contrari estremi in guisa ha misti
che rallegra gli allegri, attrista i tristi. —