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Pagina:Marino, Giambattista – Adone, Vol. I, 1975 – BEIC 1869702.djvu/396

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71.Ben ch’alloggino or qui le mie dilette,
non son giá queste le lor stanze usate.
Lá nel mio Ciel con altre giovinette
abitan, come Dee, sempre beate.
Se mai lassú venir ti si permette,
ti mostrerò gli alberghi ove son nate.
Qui con Amore a trastullarsi intente
da l’eterna magion scendon sovente. —

72.Vennero al vago Adon strette per mano
tutte festa il sembiante e foco il volto
queste due belle, e con parlar umano
poi che ’n schiera tra lor l’ebbero accolto,
n’andaro, ove s’aprí nel verde piano
di lieta gente un largo cerchio e folto,
ch’invitandolo seco al bel soggiorno
gli fe’ corona, anzi teatro intorno.

73.Non so se vere o vane, avean sembianze
tutti di damigelle e di garzoni.
Alternavan costor mute e mutanze,
raddoppiavan correnti e ripoloni,
lascivamente a le festive danze
dolci i canti accordando, ai canti i suoni.
Cetre, e salteri, e crotali, e taballi
ivan partendo in piú partite i balli.

74.Forati bossi e concavi oricalchi,
e rauche pive e pifferi tremanti
mostrano altrui come il terren si calchi
regolando con legge i passi erranti.
Per l’ampie logge e su i fioriti palchi
miransi cori di felici amanti
tagliar canari, essercitar gagliarde,
menar pavane, ed agitar nizzarde.