Pagina:Marino, Giambattista – Adone, Vol. I, 1975 – BEIC 1869702.djvu/395

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67.Quella ch’innanzi alquanto a noi s’appressa,
e piú nobil rassembra agli occhi miei,
se ben ritrovatrice è per se stessa,
e l’arte del crear trae dagli Dei,
con la cara gemella è sí connessa
ch’i ritmi apprende a misurar da lei,
e da lei, che le cede, e le vien dietro,
prende le fughe e le posate al metro.

68.Colei però, che accompagnar la suole,
ha de l’aiuto suo bisogno anch’ella,
né sa spiegar, se si rallegra o dole,
se non le passíon de la sorella.
Da lei gli accenti impara e le parole,
da lei distinta a scioglier la favella.
Senza lei fora un suon senza concetto,
priva di grazia, e povera d’affetto.

69.Per queste lor reciproche vicende
sempre unite ambedue n’andranno al paro,
e con quel lume, onde virtú risplende,
risplenderan nel secolo piú chiaro.
I primi raggi lor la Grecia attende,
cui promette ogni grazia il Cielo avaro,
la Grecia, in cui per molti e molti lustri
le terranno in onor Spiriti illustri.

70.Col tempo poi diverran gioco e preda
e de le genti barbare e degli anni:
colpa di Marte, a cui convien che ceda
ogni arte egregia, e colpa de’ Tiranni.
Sola l’Italia alftn fia che possieda
qualche reliquia degli antichi danni,
ma la bella però luce primiera
si smarrirá de la scienza vera.