Pagina:Marino, Giambattista – Adone, Vol. I, 1975 – BEIC 1869702.djvu/399

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83.Tosto che ’n luce a poco a poco uscio
quel fantastico mostro a l’improviso,
non sorse in piè, ma del suo fior natio
restò tra l’erbe e tra le foglie assiso.
Occhio ha ridente, atto benigno e pio,
ha feminile e giovenile il viso.
Veston le spalle e ’l sen penne stellate,
fregian le gambe e i piè scaglie dorate.

84.Serpentina la coda al ventre ha chiusa,
lunata, e qual d’Arpia, l’unghia pungente.
Cela un amo tra’ fiori, onde delusa
tira l’incauta e semplicetta gente.
Tien di nèttare e mèl la lingua infusa,
che persuade altrui soavemente.
Cosí la bella Fera i sensi alletta,
Fera gentil, che la Lusinga è detta.

85.La Lusinga è costei. Lunge fuggite
o di falso piacer folli seguaci.
Non ha Sfinge o Sirena o piú mentite
parolette e sembianze, o piú sagaci.
Copron perfide insidie, aspre ferite
abbracciamenti adulatori, e baci.
Vipera e Scorpion, con arti infide
baciando morde, ed abbracciando uccide.

86.La chioma intanto, che ’n bei nodi involta
stringon con ricche fasce auree catene,
dal career suo disprigionata e sciolta
su per le membra a sviluppar si viene;
la qual può, tanto è lunga, e tanto è folta,
le laidezze del corpo adombrar bene;
sí che sotto le crespe aurate e bionde
tutti í difetti inferiori asconde.