Pagina:Marino, Giambattista – Adone, Vol. I, 1975 – BEIC 1869702.djvu/436

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231.Saggia Thalia, che ’n su ’l fiorir degli anni
fosti de’ miei pensier la cura prima,
e meco i molli e giovenili affanni,
non senza altrui piacer, cantasti in rima;
tu lo mio stile debile su i vanni
al Ciel solleva, onde i tuoi detti esprima.
Sveglia l’ingegno, e con celeste aita
movi al canto le voci, al suon le dita.

232.— A m o r è fiamma, che dal primo e vero
foco deriva, e ’n gentil cor s’apprende,
e rischiarando il torbido pensiero
altrui sovente il desir vago incende;
e scòrge per drittissimo sentiero
l’anima al gran principio ond’ella scende,
mostrandole quaggiú quella che pria
vide lassú, bellezza e leggiadria.

233.Amor desio di bel, virtú che spira
sol dolcezza, piacer, conforto e pace,
toglie al cieco Furor l’orgoglio e l’ira,
gli fa l’armi cader, gelar la face.
11 forte, il fier, che 1 quinto cerchio aggira,
a le forze d’Amor vinto soggiace.
Unico autor d’ogni leggiadro effetto,
sommo ben, sommo bel, sommo diletto.

234.Ardon lá nel beato alto soggiorno
ancor d’eterno amor l’eterne Menti.
Son catene d’Amor queste, che ’ntorno
stringon sí forte il Ciel, fasce lucenti.
E questi lumi, che fan notte e giorno,
son del lor fabro Amor faville ardenti.
Foco d’Amor è quel ch’asciuga in Cielo
a la gelida Dea l’umido velo.