Pagina:Marino, Giambattista – Adone, Vol. I, 1975 – BEIC 1869702.djvu/467

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91.Cameretta riposta, ove consperse
olezzan l’aure d’aliti soavi,
ai solleciti cori Amor aperse,
Amor l’uscier, che ne volgea le chiavi.
Tutte incrostate, e qual diamante terse,
v’ha di fino cristallo e mura e travi,
che con lusso superbo, ov’altri miri,
son specchi agli occhi, e mantici ai desiri.

92.Talamo sparso di vapor Sabeo
cortine ha qui di porpora di Tiro.
Quel che per Arianna e per Lieo
d’indiche spoglie le Baccanti ordiro,
quel ch’a Theti le Ninfe ed a Peleo
fabricár di corallo e di zaffiro,
povero fora al paragon del Letto
ch’è da le Grazie ai lieti amanti eretto.

93.Splende il Letto reai di gemme adorno,
e colonne ha di cedro e sponde d’oro.
Panno le coltre a l’Oriente scorno,
vincono gli origlieri ogni tesoro.
Purpurea tenda gli distende intorno
fregiato un Ciel di Barbaro lavoro.
Biancheggiano fra gli ostri e fra i rubini
morbidi bissi, ed odorati lini.

94.Quattro strani sostegni ha ne’ cantoni,
su le cui cime il padiglion s’appoggia.
Son fatti a guisa d’arbori a tronconi
d’oro e smeraldo in disusata foggia.
Qui quasi in verdi e concave prigioni
stuol d’augellini in fra le fronde alloggia,
onde s’alcun talor scote la pianta,
ode concerto angelico che canta.

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