Pagina:Marino, Giambattista – Adone, Vol. I, 1975 – BEIC 1869702.djvu/468

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95.Questo fu il porto, che tranquillo accolse
la nobil coppia dal dubbioso flutto.
Qui del seme d’Amor la messe colse,
qui vendemmiò de 1 suoi sospiri il frutto;
qui, tramontando il Sol, Yener si tolse
d’Adon piú volte il bel possesso in tutto;
e qui per uso al tramontar di quello
spuntava agli occhi suoi l’altro piú bello.

96.Da che la queta oscura umida madre
del silenzio e del sonno i colli adombra,
fin che le bende tenebrose ed adre
il raggio mattutin lacera e sgombra,
di quelle membra candide e leggiadre
gode la Dea gli abbracciamenti a l’ombra,
senza luce curar, se non la cara
luce che le sue tenebre rischiara.

97.E da l’Orto ancor poi fin a l’Occaso
sei cova in grembo, e con le braccia il fascia.
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di necessario affar talvolta il lascia,
che sia brev’ora senza lei rimaso
sentesi sospirar con tanta ambascia,
ch’aver sembra nel cor la fiamma tutta
che Troia accese, e Mongibello erutta.

98.Quando il rapido Sol per dritta verga
poggiando a mezo ’l ciel fende le piagge,
lá ’ve de’ monti le frondose terga
tesson verde prigion d’ombre selvagge,
per soggiornar dove il suo bene alberga
solitaria sovente il piè ritragge,
e gode o lungo un fiume o sotto un speco
partir l’ore, i pensieri e i detti seco.