Pagina:Marino, Giambattista – Adone, Vol. I, 1975 – BEIC 1869702.djvu/477

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131.Treman gli spirti in fra i piú vivi ardori
quando il bacio a morir l’anima spinge.
Mutan bocca le lingue, e petto i cori,
spirto con spirto, e cor con cor si stringe.
Palpitan gli occhi, e de le guance i fiori
amoroso pallor scolora e tinge;
e morendo talor gli amanti accorti
ritardano il morir, per far due morti.

132.— Da te l’anima tua morendo fugge,
io moribonda in su ’l baciar la prendo,
e ’n quel vital morir, che ne distrugge,
mentre la tua mi dai, la mia ti rendo;
e chi mi mira sospirando, e sugge,
suggo, sospiro anch’io, miro morendo;
e per morir, quando ti bacio e miro,
vorrei ch’anima fusse ogni sospiro. —

133.— Fa’ dunque anima mia — l’altro le dice
ch’io con vita immortai cangi la morte.
Voli l’anima al Ciel sí che felice
sia degli eterni Dei fatta consorte.
Fa’ ch’io viva, e ch’io mora, e (se ciò lice)
fa’ ch’io riviva poi con miglior sorte.
Dolcemente languendo, a l’istess’ora
fa’ che ’n bocca io ti viva, in sen ti mora.

134.Un albergo medesmo in que’ dolci ostri
unisca il mio desir col tuo desire.
Le nostr’anime, i cor, gli spirti nostri
vadano insieme a vivere e morire.
Ferito a un punto il feritor si mostri,
péra la feritrice in su ’l ferire;
onde, mentre ch’io moro, e che tu mori,
ravivi il morir nostro i nostri ardori.