Pagina:Marino, Giambattista – Adone, Vol. I, 1975 – BEIC 1869702.djvu/488

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7.Ecco giá da la porta aurea del mondo
de le fiamme minori il sommo Duce
coronato di raggi il capo biondo
esce su i monti a publicar la luce.
Gli fa festa Natura, e dal fecondo
grembo erbette la terra e fior produce.
L’Alba il corteggia, e ’n queste parti e ’n quelle
gli fan per tutto il ciel piazza le stelle.

8.Poi ch’amboduo di quel piacer divino
han cibato il desio, ma non satollo,
sorgon col Sole, e prendono il camino
verso il Fonte mirabile d’Apollo.
Giungon lá dove chiaro e cristallino
stagna un laghetto, insieme a bracciacollo,
cinto d’un prato, che di fior novelli
serba in ogni stagion mensa agli augelli.

9.Stranio carro era qui di gemme adorno
in sembianza di barca al lido avinto.
Quel de la bionda Aurora o quel del giorno
e di materia e di lavor n’è vinto.
Gran compassi ha di perle, e i chiodi intorno
tutti son di diamante e di giacinto.
11 vaso tutto è d’una conca intera,
ch’apre il capace ventre in meza sfera.

10.Altra di questa mai forse Nereo
non vide opra maggior di meraviglia
o nel ricco Oceano o ne l’Egeo
da la cerulea Theti a la vermiglia.
Nacque del fertilissimo Eritreo
(prodigio di Natura) unica figlia.
L’Arte i fregi v’aggiunse, e l’orlo e ’l giro
le ’ncoronò d orientai zaffiro.