Pagina:Marino, Giambattista – Adone, Vol. I, 1975 – BEIC 1869702.djvu/516

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119.Beato mondo allor, mondo beato,
cui tanta amico Ciel gloria destina.
Beatissima Italia, a cui fia dato
per costor risarcir l’alta ruina,
e tornar trionfante al primo stato
de le provincie universal Reina. —
Sí dice, e de la schiera ivi scolpita
le generose imagini gli addita.

i 20. — Ferma — dicea — la vista in quella parte,

dove il bianco Corsier su ’l rosso splende.
Questo, se ben feroce il fiero Marte
ama, e foco guerrier nel petto accende,
talor d’Apollo a vie piú placid’arte
inerme ancora, e mansueto intende;
ond’aprendo la vena a novi fonti
fia che, novo Pegaso, il Ciel sormonti.

121.Sappi, che fra que’ mostri, onde s’adorna
del sommo Ciel la lucida testura,
oltre il Pegáso, altro destrier soggiorna,
adombrato però di luce oscura.
Pur di segno minor maggior ritorna
sol per esser di questo ombra e figura;
e le sue fosche e tenebrose stelle
tempo verrá, che saran chiare e belle.

122.Né speri alcun giá mai con sprone o verga
domarlo a forza, o maneggiarlo in corso,
con dura sella premergli le terga,
o con tenace fren stringergli il morso.
Spirito in lui sí generoso alberga,
ch’intolerante ha di vii soma il dorso.
Chi crede averlo o soggiogato, o vinto
con fatai precipizio a terra è spinto.