Pagina:Marino, Giambattista – Adone, Vol. I, 1975 – BEIC 1869702.djvu/515

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115.Moverá non men dolce il Tebro poi
su le corde Latine il plettro d’oro,
onde da’ Cigni miei ne’ poggi suoi
da ripiantato il trionfale alloro.
Grave, e ben atto a celebrare Eroi
sará del Lazio il pettine canoro,
ed a sonar con bellicosí carmi
di Guerrieri e di Duci imprese ed armi.

116.Succederá la Tosca Lira a queste,
di queste assai piú dilicata e pura,
che di tutti gli onor s’adorna e veste
onde I’altre arricchirò Arte e Natura.
Intenerito dal cantar celeste
l’Arno al corso porrá freno e misura,
e da’ versi allettato e trattenuto
porterá tardo al mare il suo tributo.

117.Questa con vaghi metri e dolci note
e con numeri molli accolti in rima
ha che per propria e singoiar sua dote,
meglio ch’altra non fa, gli amori esprima.
Or a le Tosche Muse (ancor che ignote)
fu il nobil Fonte dedicato in prima;
né certo edificar si devean cose
nel paese d’Amor, fuor ch’amorose.

118.Ma perch’è ver, che de le Muse afflitte
sono Invidia e Fortuna emule antiche,
uopo d’alte difese, e d’armi invitte,
avran contro sí perfide nemiche.
Le case dunque, che qui son descritte,
sosterran l’onorate altrui fatiche;
e questi fien tra’ Principi piú degni
che daran fida aita ai sacri ingegni.