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LA FONTANA D’APOLLO

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127.Quella la spoglia de l’antiche piume
dentro puro ruscel ringiovenita,
di rinovar se stessa ha per costume
a molti e molti secoli di vita.
Questa purgata entro ’l Castalio fiume,
quasi Fenice del bel rogo uscita,
verrá l’ire del Tempo a curar poco,
fatta immortai da Tacque, e non dal foco.

128.E come quella ognor con guardo fiso
avezzar a la luce i figli suole,
in quel modo ch’a’ rai del tuo bel viso
anch’io sempre mi volgo, o mio bel Sole;
cosí da questa con accorto a viso
imparerá la generosa prole
di Febo amica, ed a’ suoi raggi intesa,
di celeste splendor mostrarsi accesa.

129.Ben s’agguaglian tra lor, se non che quella
i Cigni d’oltraggiar prende diletto,
ma da questa, ch’io dico, Aquila bella
avran gli augei canori ésca e ricetto.
E s’altr’Aquila in Ciel conversa in stella
d’una cetera sola adorna il petto,
questa n’avrá fra l’altre in terra due
possenti ad eternar le glorie sue.

130.Vedi quell’altre poi quattro seguenti,
emule de la prima, Aquile nere,
per accennar, ch’a tutti quattro i vènti
hanno il volo a spiegar de Tali altere.
A semplici Colombe ed innocenti
non saran queste ingiuriose e fiere,
ma spirti avran di guerreggiar sol vaghi
con Nibbi ed Avoltoi, Vipere e Draghi.