Pagina:Marino, Giambattista – Adone, Vol. I, 1975 – BEIC 1869702.djvu/523

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147.Ma deh pon’ mente a le purpuree Palle,
di que’ Medici illustri arme sovrana,
per cui (se ’l chiaro antiveder non falle)
le piaghe antiche ha da saldar Toscana.
Da Fortuna battute, al Ciel faralle
balzar Virtú sovr’ogni gloria umana.
Con esse al gioco de l’instabil sorte
vinceranno i lor Duci Invidia e Morte.

148.Palle d’alto valor fulminatrici,
onde tempesta uscir deve sí fatta,
che de’ rubelli esserciti nemici
ha ch’ogni forza, ogni riparo abbatta.
Per cui non sol de’ Barbari infelici
la superbia cadrá rotta e disfatta,
ma de lo scoppio il gran rimbombo solo
tutto de’ vizii atterrirá lo stuolo.

149.Sono i bei Globi simili ai celesti,
e simulacri de le sfere eterne;
e ben pari e conforme in quelle e ’n questi
(tranne sol uno) il numero si scerne,
a dinotar ch’agli onorati gesti
tutte quante n’ha il Ciel rote superne
volgeranno propizie amico lume,
solo escluso Saturno, infausto Nume,

150.Fiorir l’arti piú belle, e rischiararsi
allor d’Arno vedrein le torbid’acque;
e risorger la luce e rinfrancarsi
de l’Italico onor, ch’estinta giacque;
e molti ingegni a nobil volo alzarsi
su l’ali di colui che da me nacque,
e con chiari concenti addolcir l’aura
dietro ai Cantor di Beatrice e Laura. —