Pagina:Marino, Giambattista – Adone, Vol. I, 1975 – BEIC 1869702.djvu/562

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87.Giace in mezo d’un fiume, il qual sí roco
dilaga Tacque sue placide e chete,
e va sí lento, e mormora sí poco,
che provoca in altrui sonno e quiete.
— Ecco — Mercurio allor soggiunse — il loco
dove discorre il sonnacchioso Lethe,
da cui la verga mia forte e possente
prende virtú d’addormentar la gente.

88.L’Isola d’ogni parte abbraccia e chiude
(come scorger ben puoi) Tonda letale.
Sembra oziosa e livida palude,
onde calighi densa in alto sale.
Vedi quante in quell’acque anime ignude
vanno a lavarsi ed a tuffarvi Tale
pria che le copra il corrottibil velo,
per obliar ciò c’han veduto in Cielo.

89.Vedine molte, ch’a bagnar le piume
vengon pur ne le pigre onde infelici,
e perdon pur dentro il medesmo fiume
la conoscenza de’ cortesi amici.
Son gl’ingrati color, c’han per costume
dimenticar favori e benefici,
e scriver ne le foglie e dar ai venti
gli oblighi, le promesse, e i giuramenti.

90.Altre ne vedi ancor quassú dal mondo
salir ad or ad or macchiate e brutte,
le quai non pur di quel licore immondo
corrono a ber, ma vi s’immergon tutte.
Genti son quelle che da basso fondo
son per Fortuna ad alto grado addutte,
dove ciascun divien sí smemorato
che piú non gli sovien del primo stato.