Pagina:Marino, Giambattista – Adone, Vol. I, 1975 – BEIC 1869702.djvu/561

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83.La Calunnia è colei, ch’ai trono augusto
per man la tragge, e par d’astio si roda.
Bella la faccia ha sí, ma dietro al busto
le s’attorce di serpe orrida coda.
L’altra condotta nel giudicio ingiusto,
a cui le braccia indegno ferro annoda,
è l’incorrotta e candida Innocenza,
sovrafatta talor da l’insolenza.

84.Il Livor l’è dincontra, il qual approva
la falsa accusa, e la risguarda in torto.
Aconito internai nel petto cova,
e di squallido bosso ha il viso smorto,
simile ad uom ch’afflitto ancor si trova
da lungo morbo, onde guarí di corto.
Coppia d’ancelle a la Calunnia applaude
(testimoni malvagi). Insidia e Fraude.

85.Segue costoro addolorata e piange
di tal perfídia il torto e la menzogna
la Penitenza, che s’afflige ed ange
presso la Veritá che la rampogna:
e si squarcia la vesta, e ’l crin si frange,
e di duol si despera e di vergogna,
e col flagel d’una spinosa verga
si batte il corpo e macera le terga.

86.Oimè, non stiam piú qui, lasciano per Dio
di questi mostri abominandi il nido. —
Tacquesi, e lungo un tortuoso rio
quindi svi’ollo il saggio Duce e fido.
D’una oscura Isoletta Adon scoprio
non molto lunge, ancor incerto, il lido.
L’aria avea d’ognintorno opaca e bruna
qual fosca notte in nubilosa Luna.