Pagina:Marino, Giambattista – Adone, Vol. I, 1975 – BEIC 1869702.djvu/629

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51.Mira il tragico ardor del pria crudele,
poi ripentito, anzi arrabbiato Herode,
Marianne gentil, che le querele
del fiero amante di quassú non ode.
L’altra, che d’aver tolto al suo fedele
il bel trionfo insuperbisce e gode,
io dico a Tito il buono, è Berenice,
che del gran vincitore è vincitrice.

52.Or t’addito di belle un altro coro,
non meno accese in amoroso rogo.
La gran Donna del Lazio è madre loro,
cui por s’aspetta a l’Universo il giogo.
Livia d’Augusto è prima in fra costoro,
Messalina di Claudio ha l’altro luogo,
senza mill’altre ancor, che ne tralascio,
per restringer gran massa in picciol fascio.

53.Lasciar però non voglio una, che sotto
la manca poppa insanguinata e guasta
ha di punta mortale il fianco rotto,
Lucrezia, ancor che fama abbia di casta.
Non so, s’ha come il corpo il cor corrotto:
so, ch’a la forza altrui poco contrasta;
e so che col pugnai non s’apre il petto,
che gustar pria non voglia il mio diletto.

54.No no, non giá per ira il sen si fiede
ch’abbia (ti so ben dir) contro il Tiranno,
per vendicar (sí come il vulgo crede)
con un colpo il suo torto, e ’I commun danno.
Fallo sol per dolor, perché s’avede
pur troppo tardi del suo sciocco inganno,
che n’ha passata per follia d’onore
senza tanto piacer l’etá migliore.