Pagina:Marino, Giambattista – Adone, Vol. I, 1975 – BEIC 1869702.djvu/642

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103.Generolla la terra, e co’ Giganti
nacque in un parto orribili e feroci.
Dea, che quant’occhi intorno ha vigilanti,
tanti ha vanni al volar presti e veloci,
e quante penne ha volatrici, e quanti
lumi, tanti anco ha lingue, e tant’ha voci,
e tante bocche, e tante orecchie, ond’ella
tutto spia, tutto sa, tutto favella.

104.Picciola sorge, e debile da prima,
poi s’avanza volando, e forza prende.
Passa l’aria, e la terra, e su la cima
poggia de’ tetti, e fra le nubi ascende.
E per vari idiomi in ogni clima
pari al guardo ed al volo il grido stende.
Di ciò ch’altri mai fa, di ciò che dice
o di buono, o di reo, publicatrice.

105.Questa, che deve a tuttiquattro i vènti
far poi la gloria sua chiara e sollenne,
sodisfaratti in piú diffusi accenti. —
Cosí detto, chiamolla, ed ella venne.
Battea per le serene aure ridenti
con moto infaticabile le penne.
L’occhiuto augel rassomigliava a l’ali,
che di varie fiorian gemme immortali.

106.Di tersa luce e folgorante acceso
brando, a’ cui lampi il Sol perdea di molto,
stringea ne l’una man, l’altra sospeso
reggea dal busto essangue un capo sciolto.
Per la squallida chioma avinto e preso,
fosco nel ciglio, e pallido nel volto,
spirava nebbia; e seppe Adon, che questa
de l’Oblio smemorato era la testa.