Pagina:Marino, Giambattista – Adone, Vol. I, 1975 – BEIC 1869702.djvu/665

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195.Inclinar ben le voglie a male o bene
favor di stella o nemicizia potè,
ma necessaria forza in sé non tiene
de le vaganti alcuna, o de l’immote.
S’uom n’è mosso talor, ciò non aviene
per tirannia de le celesti rote,
ma perché movon la corporea massa,
da cui poscia il voler mover si lassa.

196.Da’ sensi, a la cui fabrica concorre,
e ’n cui (come giá dissi) il Ciel può molto,
suol l’inclinazíon nascer, che corre
dietro ai moti malvagi a freno sciolto.
Ma la ragion, che ’ntende, e che discorre,
fa resistenza a l’appetito stolto.
Vinto il fato è dal senno, e può l’uom forte
sforzar le stelle, e dominar la sorte.

197.Quando pur questi fuochi alti e superni
s’usurpassero in voi tanta possanza,
qual intelletto i gran decreti eterni
avria giá mai d’interpretar speranza?
Chi per entrar ne’ penetrali interni
eli Dio, sará giá mai dotto a bastanza?
Chi sará, che di farsi ardir si pigli
arbitro o consiglier de’ suoi consigli?

198.Qual sí veloce ha pensiero audace?
qual ha mai sí leggier pronto discorso,
che ’l tratto lieve e l’impeto fugace
possa seguir senza divin soccorso
di quella sfera rapida e rapace,
che seco trae d’ogni altra sfera il corso?
e mille volte con diversi effetti
viene in un punto a variar gli aspetti?